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 Index du Forum -> Raquettes -> La Stampa - La sfida della green economy si gioca


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aderfp633



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MessagePosté le: Sam Sep 28, 2013 4:34 pm    Sujet du message: La Stampa - La sfida della green economy si gioca Répondre en citant

{La Stampa - La sfida della green economy si gioca oltre il PIL}
Presentato alla Bocconi il nuovo Osservatorio Green Economy dello IEFEandrea gandiglio*Che la fiscalità ecologica sia la chiave di volta per l’affermazione dell’economia verde, al posto della vecchia grey economy, è ormai evidente agli specialisti dell’argomento. Meno ai parlamentari italiani, che già una volta l’hanno affossata in Commissione Finanze della Camera, pensando che significasse semplicemente “più tasse”. “La delega fiscale 2012 è stata una barzelletta: i parlamentari non hanno capito di cosa stessimo parlando!", ha ricordato, senza troppi giri di parole, l’ex Ministro Corrado Clini, al convegno “Un anno dopo Rio+20. Rilanciare la crescita con la green economy”,[url=http://woolrich-outlet-online.blogspot.com]woolrich arctic parka[/url], organizzato dallo IEFE Bocconi in collaborazione con Green Budget Europe.Il nodo politico, dunque, resta (anche se in questi giorni si prepara una nuova delega, di iniziativa parlamentare), mentre quello tecnico, degli indicatori alternativi al PIL, sembra fare progressi, anche se serve una razionalizzazione. “Oggi – spiega Edoardo Croci, organizzatore del convegno e direttore di ricerca IEFE – disponiamo di diversi indicatori, come l’IWI (Incluse Wealth Index), sviluppato dall’UNEP, l’HDI (Human Development Index) dello UNDP, il Better Life Index dell’OCSE, il World Happiness Index, tutti sviluppati con l’intento di rendere misurabile lo sviluppo sostenibile”. Tutti a cavallo tra questioni economiche, sociali e ambientali. Perché, chiarisce il Ministro dell’Ambiente Andrea Orlando “green economy significa riconfigurare il nostro modello di sviluppo economico non solo dal punto di vista ambientale, ma anche da quello sociale”. “In questo senso – prosegue il Ministro - occorre riprendere il lavoro portato avanti dall'ISTAT sugli indicatori di benessere (BES), nella convinzione che per misurare i parametri del progresso di una società il solo PIL non è più sufficiente. Per andare in questa direzione ci deve essere il presupposto di un'azione di governo”. Enrico Giovannini, ex presidente ISTAT, ora in sala come Ministro del Lavoro, è ancora più diretto: “Se concepiamo il futuro sostenibile come qualcosa di reale, oggi, non esistono alternative: o la vulnerabilità o la resilienza”, la capacità, cioè, di un sistema, di rispondere e di adattarsi al mutamento delle condizioni. Concetti profondi, che richiedono un lavoro complesso di applicazione, ma assolutamente concreti nelle loro implicazioni, se pensiamo che la mancanza di resilienza del nostro territorio si traduce nei disastri idrogeologici come li abbiamo visti in Liguria e in Toscana. Per questo, già il 20 settembre, è in programma, a Roma, un tavolo di lavoro sugli indicatori, mentre il 21 si riuniranno congiuntamente, in un consiglio informale, i ministri europei del Lavoro e dell’Ambiente. Il tema,- lo si percepisce dagli interventi al convegno Bocconi – è caldo, sia a livello nazionale che europeo. Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente della Camera discute, dalla platea, con la Prof.ssa Lapecorella, del Dipartimento delle Finanze: la nuova TARI (la tassa sui rifiuti) sarà calcolata, alla vecchia maniera, sui metri quadrati, o terrà conto anche della “qualità” dei rifiuti? Non sono dispute sul sesso degli angeli, ma la vera posta in gioco per un rilancio dell’economia italiana e per un futuro che possa avere ricadute “sostenibili” sia sulla salute che sulle tasche del cittadino - molto più della tanto dibattuta IMU. Un’altra questione decisiva irrompe nel dibattito: lo stop agli environmentally harmful subsidies, su cui si sofferma l’intervento di Jean-Philippe Bard, dell’Istituto di Studi Politici di Parigi: “se il requisito per la riforma fiscale ecologica è la neutralità fiscale (la compensazione tra tasse inserite e tasse abolite, che lascia immutato il carico fiscale complessivo, NdR) il pre-rerequisito è la cancellazione dei sussidi dannosi per l’ambiente”. L’elenco è tristemente lungo (l’OCSE elenca 1.150 esenzioni fiscali in vigore) e vede le fonti fossili primeggiare indisturbate. Ma ce n’è anche, in abbondanza (406 miliardi di dollari!), per l’agricoltura (non quella biologica, ma quella convenzionale, che abusa di pesticidi e fertilizzanti, con ricadute ambientali devastanti),[url=http://woolrich-outlet-online.blogspot.com]woolrich arctic parka[/url], per la pesca indiscriminata, per la produzione di energia “sporca”, per i trasporti inquinanti. Una lista di assurdità ambientali intollerabili, che include anche gli anacronistici sussidi, tutti italiani, a una nuova centrale a carbone in Sardegna, previsti – ricorda Realacci - nel “Decreto del Fare”. La fiscalità ecologica, eppure, sarebbe concettualmente semplice: si basa sullo spostamento del carico fiscale da reddito, capitale e lavoro all’uso delle risorse naturali e alla conseguente pressione sull’ambiente, secondo il principio “più inquini, più paghi” – poiché l’inquinamento è un costo per la collettività che andrebbe scoraggiato o neutralizzato. Mentre oggi in Italia, spiega Croci, “la tassazione ambientale complessiva è meno del 3% e le accise sul carburante, per fare un esempio, non riescono nemmeno a internalizzare i danni ambientali causati dai carburanti fossili”. Ecco dunque la missione del nuovo Osservatorio Green Economy dello IEFE Bocconi - presentato in conclusione del convegno - che dovrà focalizzare l’attenzione su questi problemi, raccogliendo ed elaborando dati, seguendo l’evoluzione degli studi sulla misurazione delle performance economico-ambientali ma, soprattutto, definendo quelle indicazioni di policy e proposte strategiche che potrebbero finalmente portare i decisori pubblici a elaborare piani più lungimiranti, al di là della contingenza politica del momento. *Direttore Editoriale Greenews.info
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